E’ il giorno di Sant’Antonio, il Santo dei miracoli ed è proprio in questo giorno che Napoli incorona il suo nuovo Re, Dries Mertens, belga di nascita, ma rinato come Ciro qui nella città di Parthenope, che secondo la leggenda era figlia di Eumelo, re di Tessaglia. Non ci sono né cori né striscioni, mentre la “cerimonia” si consuma sul manto erboso di Fuorigrotta. Gli unici colori sono quelli dei sediolini azzurri come il cielo e gialli come il sole che silenziosi raccontano la gioia del ritorno e la tristezza dell’assenza. Eppure il tempio del calcio a Napoli riaccende riflettori e altoparlanti. A riempire il silenzio le urla di Gattuso e Conte. Sembrerebbe una festa privata, ma ogni interprete sa che è la festa di TUTTI i tifosi, che anche distanti festeggiano coi fuochi d’artificio.
Era dal 29 febbraio scorso che il San Paolo non si accendeva di luce. Allora, durante la gara con il Torino il Napoli vinse 2-1, gol di Manolas e Di Lorenzo. Nessuno immaginava che si sarebbe dovuto attendere così tanto prima di rivedere un pallone rotolare sul campo.
Dopo Juventus-Milan di venerdì 12 giugno, dove le squadre si sono sfidate per raggiungere la finale di Coppa Italia e quella di Sarri ha avuto la meglio, nonostante il risultato finale dello 0-0, il Napoli sfida in casa l’Inter allo stesso scopo, pareggiando 1-1. Decide tutto Ospina che prima sbaglia subendo il gol di Eriksen e poi lancia il capitano Insigne verso la porta avversaria. Una ripartenza piena di furia conclusa sui piedi di Ciro, che insacca in rete meritando la corona del calciatore del Napoli che ha segnato più gol di tutti, superando, nella speciale classifica, Marek Hamsik. Un risultato che permette agli azzurri di sfruttare il vantaggio dello 0-1 conquistato all’andata a San Siro grazie al gol di Fabian Ruiz e staccare il pass per raggiungere i bianconeri in finale, mercoledì 17 giugno all’Olimpico di Roma.
PRIMO TEMPO
Sono trascorsi quattro mesi da quell’1-0 dell’andata a San Siro, firmato Fabian Ruiz. Quattro mesi da quando Conte e Gattuso si sono trovati faccia a faccia. Sono cambiate molte cose, ma la voglia di vincere no.
“Ti manderò un bacio con il vento e so che lo sentirai,
ti volterai senza vedermi ma io sarò lì”
P.Neruda
Lo dimostra quel bacio che Rino lancia al cielo, un saluto, una preghiera, una dedica alla sorella scomparsa solo qualche giorno prima. Lo dimostra il ringhio, quello che prima metteva in campo e che ora dalla panchina raggiunge il campo, anzi il cuore dei sui undici leoni azzurri.
A partire meglio è l’Inter, quando ad appena due minuti da corner Eriksen beffa Ospina, dopo una leggera deviazione di Di Lorenzo, complice anche il terreno bagnato. Al 12′ Rocchi punisce con un giallo l’intervento di Young su Politano e al 34′ l’interista è ancora in ritardo e atterra l’ex compagno. E’ un caso limite, ma il direttore di gara non estrae di nuovo il cartellino. Dopo la papera, il portiere colombiano si fa perdonare dapprima negando il 2-0 a Lukaku e a Candreva, poi al 41′ lancia Insigne verso la porta avversaria che serve Mertens per il gol dell’1-1. Numero 14 che era stato in dubbio fino alla fine per un problema ai flessori. La verità è che non ci poteva essere rete più bella per celebrare i 122 gol di Dries, una rete che ha dell’appartenenza e della più bella generosità da parte di Lorenzo soprattutto che fa del compagno il miglior marcatore in solitaria della storia del club, staccato Hamsik a 121. Un risultato che ha un sapore ancor più dolce, visto che il belga è sempre più vicino al rinnovo e a concludere la propria carriera proprio nella città che più lo ama.
SECONDO TEMPO
Nella seconda parte di gara il ritmo cala, sintomo di oltre tre mesi di stop. L’Inter non molla e ci prova arrivando numerose volte faccia a faccia con Ospina, ma il colombiano non si lascia più sorprendere. Le occasioni arrivano con Sanchez, entrato al posto di un irriconoscibile Lautaro, che colpisce il palo con un diagonale destro; ma soprattutto con Eriksen, il cui tiro viene respinto dal miracoloso Ospina.
L’appuntamento per la finalissima è fissato per mercoledì 17 giugno all’Olimpico di Roma, quando Juventus e Napoli si contenderanno la coppa nazionale. Per Gattuso sarà l’occasione di riscattare il poker subito nel 2018 per Maurizio Sarri la possibilità di conquistare il suo primo successo con la Juve. L’appuntamento con il campionato, invece, i partenopei ce l’hanno fissato per il 23 giugno, ospiti del Verona.
PER CONCLUDERE
C’è una frase che dico spesso “si torna sempre dove si è stati bene” e allora l’augurio che faccio a me e ad ognuno dei tifosi del Napoli è di tornare presto allo Stadio San Paolo, lì dove abbiamo lasciato il cuore in attesa di tornare a tifare per la nostra squadra del cuore, lì dove ci basta un gol per gioire, perché quella è la nostra seconda casa e nulla potrà mai cambiare questo amore.
NAPOLI (4-3-3): Ospina; Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly, Hysaj; Elmas (65′ Fabian Ruiz), Demme, Zielinski (84′ Allan); Politano (65′ Callejon), Mertens (74′ Milik), Insigne (85′ Younes). A disp: Meret, Karnezis, Luperto, Ghoulam, Mario Rui, Lozano, Llorente. All.: Gattuso
INTER (3-4-1-2): Handanovic; Skriniar, De Vrij (88′ Ranocchia), Bastoni; Candreva (73′ Moses), Barella, Brozovic, Young (73′ Biraghi); Eriksen (88′ Sensi); Lautaro (72′ Sanchez), Lukaku. A disp: Padelli, Berni, Pirola, Asamoah, Gagliardini, Borja Valero, Esposito. All.: Antonio Conte
RETI: Eriksen al 2′, Mertens al 41′
ARBITRO: Rocchi di Firenze
AMMONITI: Young, De Vrij, Ospina